Il tema di questa tavola è già stato molto discusso, sia durante le presentazioni di F. il quale appartiente a diverse Logge svizzere e straniere, sia nella letteratura di scrittori conosciuti per la loro autorità in materia.
Inizio il soggetto con uno spirito interrogativo, ma positivo, poiché questo è la mia natura. Quando non comprendo l'esistenza di un muro, provo di sormontarlo o di contornarlo, senza distrurlo. Sono certo che un tale comportamento di ricerca della verità eleverebbe sempre la spiritualità di colui che si pone la domanda della conoscenza di se stesso.
Provo dunque di portare il mio modesto contributo, quale Compagno che ha tutto da scoprire e di riflettere sulla sua propria persona, come pure sulla sua propria storia di uomo radicato nel mondo profano.
Conoscersi è innanzittutto sforzarsi di costruire il proprio "tempio interno".
E' un esercizio che domanda di fare una vera introspezione in se stesso, cercare semplicemente nelle proprie "viscere" per sapere a cosa assomigliamo, non solamente in rapporto alla propria personalità, ma ancora in rapporto allo sguardo altrui.
Talvolta diventa difficile girare lo specchio nel buon senso! Ma il santo ne vale certamente la candela.
Tre grandi domande sviluppano questa tematica, proverò di rispondervi per il tramite del mio percorso di Iniziato al titolo di Compagno.
Ecco dunque queste domande, che mi permettono di meglio conoscermi, grazie all'aiuto del rituale massonico:
- da dove veniamo?
- cosa siamo?
- dove andiamo?
Già da ragazzo, la mia educazione ha fatto si che fui indottrinato da un sistema di regole erette dai miei genitori, fratelli e sorelle, dalla scuola, e forse pure dal prete della parrocchia….
Si è così stabilito in me un regime di credenza, non scelto da me, ma che mi fu imposto, e al quale io detti il mio naturale consenso di ragazzo, condizionato e finalmente forzato di viverle naturalmente giorno dopo giorno.
Questo fu un comportamento dovuto alla mia educazione basato su un principio di ricompense o punizioni: - comportarsi bene significava ricevere una ricompensa, il contrario di ciò era la punizione che giungeva in caso di disobbedienza.
Gli adulti mi inculcarono pure ogni sorta d'informazione e di credenze con questo metodo d'acquisizione di riflessi condizionati, il risultato fu tutto ciò che appresi e ciò di cui mi impregnai durante la mia infanzia.
Tutto ciò prese la forma di un condizionamento comportamentale per il quale dovetti attirare l'attenzione degli altri per ottenre infine il loro consenso tacito di "buona condotta", ciò che rappresentava la "ricompensa" attesa!
COSA SIAMO ?
Questa è la domanda della condizione umana: noi siamo tutti, a gradi diversi, prigionieri dei nostri pensieri e delle nostre emozioni acquisite durante la nostra infanzia.
Da adulto mi sono talvolta sentito fregato da questo genere di prigione concettuale che fu costruita a mia insaputa durante tutta la mia esistenza di profano: realizzo che in questa vita, gli ostacoli principali furono finalmente dei dogmi d'origine religiosi, politici e/o sociali.
Questa imposizione di pensieri dogmatici è stato un cattivo consigliere, mi portò a credere che io avessi raggiunto un certa forma di verità, poiché mi dava un sentimento di sicurezza come pure l'impressione di sapere e di affermare fortemente certe convinzioni!
Questo stato di spirito mi condusse talvolta a disillusioni forti portandomi a ricorrere a collere, a tediosità, e infine ad una certa delusione della mia esistenza.
Prenderne coscienza è già stato ricercare un cammino diverso per diminuire questa falsa stima del proprio ego. In effetti, vivere solamente per il futuro e per l'agio materiale di se stessi, significa trascurare il presente, essendo gli scopi designati raramente raggiunti, di conseguenza da dove tale risentimento e tale amarezza.
DOVE ANDIAMO ?
Durante il mio percorso d'Iniziato, ho dovuto sforzarmi di comprendere e interpretare il significato profondo del rituale della Tenuta della Loggia.
Secondo me, umilmente parlando, la Framassoneria non dovrebbe accontentarsi di cerimonie simboliche, di qualsiasi significato del loro senso profondo. Il simbolo del rituale massonico mi lascia talvolta perplesso, ne capisco il senso senza veramente afferrare come mi sarà d'aiuto più tardi nella mia vita a servire di modello per gli altri uomini e donne che mi attornano, specialmente fuori dal Tempio.
Cerco di restare lucido per osservare oggettivamente la realtà del nostro mondo, il quale è (troppo) sovente quello dell'ignoranza e del manco d'intelligenza nelle relazioni umane:
- quante sofferenze e violenze sul nostro pianeta!
Risento una lacuna profonda tra quello che sono capace d'apportare agli altri e la serenità, la saggezza e l'umnità di cui avrebbero bisogno.
Questo risentimento d'impotenza, e talvolta di scoraggiamento, è di sapermi una infima piccola cosa in mezzo a miliardi di "mille-zampe" del nostro mondo.
Resto tuttavia fondamentalmente ottimista appoggiandomi alla speranza di avere un ruolo costruttivo nel mio dovere d'Iniziato: devo continuare a conoscermi meglio nel mio essere interiore, per arrivare più tardi a far comprendere ad altri quello che è il cammino verso la Luce, mostrando con l'esempio cioè che è uno spirito di tolleranza, di rispetto e d'amore, principalmente nella vita quotidiana fuori dal nostro Tempio.
Conto sullo spirito di solidarietà inspirato dalla Massoneria:
per aiutarmi a raggiungere questo scopo e " cancellare" certe cattive abitudini della mia vita passata, per tentare di edificare con tutte le mie forze e senza sbagli (al mio umile livello) la realizzazione di un mondo migliore, quello del progresso dell' Uomo nella sua più larga accettazione!
Aiutati che il ciel t'aiuta!
In effetti, questa è la morale della Massoneria: chi mi aiuterà.
Il mio impegno intellettuale e morale si appoggia nella guida simbolica dei 5 VIAGGI che il Compagno, di cui sono, ha compiuto al momento della sua iniziazione.
Metterò tutta la mia riflessione e la mia volontà inspirandomi a messaggi lanciati durante questi viaggi d'iniziazione.
E' quello del mio impegno personale di rimpicciolire questa pietra coperta di imperfezioni, quelli scaturiti dalla mia origine profana descritta nel titolo "Da dove veniamo".
Faccio appello a due strumenti di cui mi devo servire: sono le forbici ed il mazzuolo. Simbolicamente, le forbici rappresentano lo spirito di decisione, l'aspetto intellettuale di fare un solo colpo preciso sulla pietra per elevarne i difetti, difetti inculcati durante la mia educazione infantile.
Ma questa teoria dell'atto da compiere non serve a nulla senza la determinazione morale di colpire al posto giusto la pietra con il mazzuolo.
Traduco questa metafora affermando che non è sufficiente di voler eliminare le nostre debolezze umane con il solo intervento del pensiero, ma bisogna aggiungere una volontà forte di voler terminare l'atto stesso, cioè di colpire esattamente il posto dove la pietra presenta tali imperfezioni.
Queste due condizioni sono necessarie per realizzare un'azione nella calma e nel discernamento.
In tal modo, il nostro determinismo umano può essere un po' modificato tramite l'esercizio di tale volontà di cambiamento, ricostruendomi dall'interno di me stesso.
Mi avvicino all'obiettivo di conoscere se stesso!
Comunque, sento intuitivamente che non posso pretendere di correggermi all'infinito, significherebbe fare una strada sbagliata nel mio desiderio iniziale di perfezionamento.
Deve esistere un limite: devo dunque arrivare a misurare e controllare il lavoro compiuto, con l'aiuto di due altri strumenti complementari e simbolici: la Riga ed il Compasso.
La Riga rappresenta il dominio morale nel quale devo protendere, con la rigidità della linea diritta, che tende a svilupparsi all'infinito.
La trappola di questa attitudine finirebbe per essere quella dell'intransigenza dottrinale. Bisogna dunque che la eviti avvicinandomi ad altri, correggendo il mio pensiero con l'aiuto del Compasso.
Questo strumento simbolico mi permette di disegnare un cerchio, variabile, definendo simbolicamente un rapporto preciso con coloro che mi stanno vicino, con il mio "io" ed il mio "non-io", stabilendo in un certo senso una salvaguardia tra il mio immaginario dottrinale ed il vissuto della mia esistenza: questo è un atto d'umiltà e di realismo.
Tale constatazione non è amara in sé, è semplicmente realista nella mia vita di tutti i giorni, piena talvolta di desideri idealistici e limitata finalmente dalla realtà della vita che ci obbliga a scendere sulla terra…per percorrere il cammino difficile della conoscenza di se stesso!
Qui si fa riferimento al simbolo della Leva, rappresentante all'origine un desiderio molto forte di operare nell'astratto, ma senza il controllo intelligente della forza sviluppata da questo strumento.
Sul piano individuale, si tratta d'un atto di volontà allo stato grezzo, che sarebbe conciliabile ad un comportamento di "potenza" egoista e sterile.
La forza brutale dello spirito aperto senza uno scopo, conduce ineluttabilmente a una pura perdita di energia.
In termini massonici, devo essere vigile, lottare contro tale tendenza nefasta di dominazione, e cioè, non usare parole e riflessioni che a ragion veduta.
Appoggiandomi su questa Leva simbolica, devo trovare il punto d'equilibrio ideale che mi permetta di raggiungere il mio obiettivo di Compagno. Si tratta dunque di un atto di volontà fatto nella calma, al solo scopo di portarmi in modo sereno e continuato verso il mio perfezionamento spirituale, intellettuale e morale.
Ecco il senso del 3° viaggio iniziatico, è dunque la ricerca cosciente di un certo equilibrio per continuare ad apprendere meglio la conoscenza di se stesso!
Per la comprensione di questo altro simbolo massonico, si tratta di vivere lo spirito di fraternità che deve regnare in noi tutti Fratelli: - per afferrare il nostro destino umano comune. Si tratta della risposta alla domanda: "Dove andiamo?"
Noi andiamo sicuramente sul nostro pianeta verso un mondo migliore.
La Massoneria: diffonderà senza limite le proprie idee di fraternità, di tolleranza, di rispetto e di miglioramento del genere dell'Umanità.
La nostra catena di Fraternità mi aiuta ad andare verso altri senza deviare, con franchezza, incontrando il mio prossimo et ascoltandolo.
In questo senso, la Squadra è un simbolo forte d'Unione: deve aiutare a misurare le pietre tra di loro, preparare di riunirle, per terminare la costruzione coerente del Tempio.
Nessun masso di pietre potrà avere una forma perfetta, ma deve finalmente combaciare in modo armonioso con gli altri elementi della costruzione.
Io mi associo a questa immagine, non credo nella perfezione di uomo ideale, che non abbia bisogno di nessuno per vivere, siamo tutti fatti, inesorabilmente, per legarci al nostro prossimo in una comunità di cuore e di spirito, senza giudicare, con le nostre debolezze e le nostre forze, con l'energia scaturita dalla nostra catena d'Unione.
Mi sentirei meno solo, più forte, unito con voi Fratelli: per trovare questo cammino di unità e di amore: ecco il mio modo diretto per meglio avvicinarmi al "conoscere te stesso".
Adesso, il Compagno di cui sono diventato, deve evolvere verso il suo perfezionamento da lui stesso, senza interrompersi.
Meglio conoscere se stessi significa viaggiare e andare all'incontro di altri, in altre Logge della Massoneria e all'infuori.
Devo effettivamente continuare a costruirmi mettendomi all'ascolto di altre persone, attento ai loro pensieri e ai loro comportamenti umani, nella cerchia della vita massonica come pure in quella profana.
Si tratta in un certo qualmodo di comprendere, paradossalmente, ciò che mi può insegnare un'altra persona nel mio essere, che vive pure le sue proprie emozioni, i suoi propri pensieri e vibrazioni da essere umano.
Questo nuovo apprendistato nella mia vita mi aiuterà certamente a far chiarezza nella ricerca della verità, di questa nuova Luce che mi condurrà sempre più verso una migliore conoscenza di me stesso.
Il cammino sarà comunque lungo nella mia ricerca d' Iniziato.
Tale trasformazione personale mi permetterà progressivamente, lo spero vivamente, di partecipare più attivamente all'edificazione del "Tempio esterno", quello di una umanità più giusta e più illuminante.